Cari lettori e cari colleghi. Vorrei con questo post lanciare un impegnativo e grande progetto che si potrebbe anche chiamare La diseducazione digitale.
Non è un refuso. E’ proprio così: diseducare al digitale.
Non è che io ci creda molto in questo progetto. Però sono sicuro che molti colleghi, docenti universitari (e non) sarebbero ben disposti e lieti a partecipare e a fornire un fattivo contributo. Inoltre quello che mi fa forza è che il contributo che potrebbe arrivare, da molti, a questo progetto, sarebbe sicuramente pieno di passione e di motivazione.
Infatti, chi è entusiasmato da un progetto di mera Educazione Digitale? Che motivazioni avrebbero molti ad intraprendere l’adozione di un’altra tecnologia, anzi di una nuova tecnologia?
Chi, dopo anni e anni passati a snobbare o criticare tutto quello che ruota intorno al digitale avrebbe la passione e motivazione per intraprendere un progetto di Educazione Digitale?
Viceversa, con quale passione, convinzione decisa e militante, tanti colleghi si scaglierebbero contro il digitale, anche solo per lamentarsi del fatto di averlo -a forza- dovuto utilizzare in questi mesi di lockdown, magari per la prima volta, dopo anni di disinteresse e di ignoranza nei confronti di qualunque dispositivo che potesse definirsi elettronico. La dis-digitalizzazione o meglio la de-digitalizzazione (un po come quella scritta che spesso si trova all’entrata di tanti comuni italiani: “Comune Denuclearizzato”) si potrebbe utilizzare come bollino di qualità e garanzia contro ogni inquinamento o pericolo derivante dall’utilizzo di qualunque cosa abbia a che fare con il digitale.
Ma vorrei passare subito al dunque e proporre alcune idee. Bisogna prima di tutto diffondere un modello ed una identità culturale che preveda di mettere sempre e comunque una luce negativa nell’utilizzo di qualunque cosa sia minimamente connesso o collegato ad un computer o sistema digitale.
E questo deve essere fatto in modo del tutto indipendente dall’utilità
a volte grande, a volte enorme, che il sistema digitale si offre di fornire.
Prendiamo ad esempio l’app Immuni.
Sono sicuro che troveremo tantissimi che si impegneranno con strenua passione, con incrollabile convinzione, con militanza attiva e combattente per trovare qualcosa di negativo nei confronti di questa tecnologia digitale. Non vi pare?
Sull’app immuni avrei qualche riserva in merito leggendo questo articolo di Nature: https://www.nature.com/articles/d41586-020-01578-0
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